Da una lettura attenta dei contenuti del sito e degli articoli del blog dovrebbe risultare piuttosto evidente che ForAgriculture con il proprio sistema Pecusback persegue sicuramente obiettivi materiali, ma con finalità sociali.
In questo articolo, tuttavia, voglio essere ancora più chiaro e condividere una sintesi delle riflessioni fondamentali che hanno dato il via all'elaborazione di tutto il sistema.
L’Agricoltura è il settore che più di tutti sta risentendo degli effetti destabilizzanti della globalizzazione e della conseguente competitività sugli equilibri economici delle aziende.
Il modello “ForAgriculture”, nella sua formulazione iniziale, nasce come progetto dedicato fondamentalmente alla ripresa dell’Agricoltura, con i seguenti obiettivi:
- Migliorare il trasferimento di Valore Aggiunto all’Agricoltura;
- Supportare l’economia delle Aziende Agricole aiutandole a recuperare rapidamente i costi di produzione.
Sviluppando il modello, tuttavia, ci si è resi conto che ha una valenza molto più generale, nel senso che può essere esteso vantaggiosamente a tutti i settori di attività.
Inoltre, può coinvolgere nel processo tutti gli attori delle filiere, anche il consumatore finale, generando quindi:
- Opportunità di lavoro e di integrazione del reddito per le famiglie ed i consumatori in generale.
La maggior parte delle aziende sta sopportando da oltre un decennio un lento ma progressivo impoverimento, oggi diventato obiettivamente insostenibile.
L’aspetto più drammatico è che al momento non si intravedono soluzioni efficaci.
Gli interventi e gli sforzi messi in atto dai governi sul piano politico ed economico per fronteggiare l’oramai famigerata “crisi”, infatti, tardano a dare i risultati sperati.
Evidentemente nell’elaborazione delle strategie di intervento viene trascurato qualche elemento fondamentale.
Il “comportamento economico“ dell’uomo nel contesto della ”economia di mercato” ripropone l’atteggiamento egoistico legato all’istinto di sopravvivenza: “homo homini lupus est” e “mors tua vita mea” (letteralmente: l’uomo è lupo per l’uomo; la tua morte è la mia vita).
Tale atteggiamento, nel corso degli anni, è stato assecondato, incentivato ed infine strumentalizzato con l’entrata in campo delle strategie di “marketing”, “posizionamento del marchio” e “competitività”, sempre più perfezionate, anche su base scientifica, e spesso eticamente discutibili.
Solo che così, un po’ alla volta, si è passati dal “guadagnare per vivere” al “vivere per guadagnare”.
Per farla breve, tutto si è concentrato su un unico obiettivo: accaparramento del denaro!
La ricchezza ed il benessere, però, si sono sempre più concentrati nelle mani di pochi dando vita alle conseguenti sperequazioni economiche che sono sotto gli occhi di tutti.
Probabilmente l’ “economia di mercato” ed il “comportamento economico” istintivo dell’uomo, che pure indubitabilmente hanno contribuito alla crescita materiale dell’umanità, oggi non sono più appropriati o comunque sono insufficienti a garantire un progresso conveniente e sostenibile.
Per dirla con Einstein “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose”.
E’ sicuramente una citazione trita e ritrita! Nondimeno, se continuiamo a seguire le logiche economiche che si sono affermate alcuni millenni fa in un contesto sociale totalmente diverso da quello attuale e legate per lo più all’istinto di sopravvivenza, ignorando tutta l’evoluzione che c’è stata nel tempo sul piano sociale, umano e spirituale (non religioso), continueremo inevitabilmente a generare i drammatici squilibri economici che oggi stiamo sperimentando.
Qual è, dunque, questo “ingrediente” che viene trascurato, o sfugge, nella preparazione di una ricetta anti crisi efficace?
Considerato che l’umanità già da qualche secolo si è affrancata dalla necessità di soddisfare i bisogni primari, la parola chiave è: condivisione.
Occorre incoraggiare l’evoluzione dall’ “homo homini lupus” all’ “homo homini auxilium”, cioè all’uomo aiuto per l’uomo.
Che non vuol dire fare beneficenza o filantropismo spicciolo, bensì “reciproca collaborazione” per favorire la diffusione di “condizioni potenziali” atte a garantire una vita dignitosa per tutti.
Basterebbe dominare anche solo per un attimo quel sottofondo di paura e diffidenza nel “prossimo” (acuito ed alimentato oggi dallo spauracchio della crisi), e l’impulso alla condivisione potrebbe emergere dal profondo di ciascuno altrettanto istintivo e naturale, tanto da poter essere sperimentato addirittura come un bisogno.
La “filosofia della condivisione” è una corrente di pensiero che si sviluppa da circa 40 anni, ed accomuna autorevoli economisti, filosofi e sociologi di tutto il mondo.
Una delle sue sfumature si può cogliere nelle Benefit Corporation americane e nelle recenti Società Benefit introdotte in Italia con la Legge di Stabilità 2016.
La nuova consapevolezza è che gli attuali modelli economici e sociali non siano più adeguati alle esigenze dell’odierna umanità e che una rivisitazione in chiave “condivisione” non solo è possibile, ma probabilmente necessaria, se non addirittura l’unica via perseguibile per assicurare un futuro sostenibile all’umanità.
I valori su cui si fonda ForAgriculture sono:
Equità, Solidarietà, Fiducia e Condivisione
attraverso i quali, nel suo piccolo, si impegna per ottenere i detti obiettivi concreti:
- Migliorare il trasferimento di Valore Aggiunto all’Agricoltura;
- Supportare l’economia delle Aziende Agricole aiutandole a recuperare rapidamente i costi di produzione.
- Creare oportunità di lavoro e di integrazione del reddito per le famiglie ed i consumatori in generale
Realizzare la coerenza tra “valori” ed “obiettivi concreti” è un compito molto arduo per la natura umana, tuttavia è possibile dove c’è entusiasmo condiviso, ed il risultato finale in genere è straordinario!
Ed è esattamente ciò che si propone ForAgriculture.
Ancora una volta la parola chiave è: condivisione.
ESFC Antonio Pizzi
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla."